YouBuild marzo 2019

YouBuild marzo 2019

I designer Valentini e Ponzelli ridisegnano la classica struttura per esaltarne design e bellezza. Grazie a una strombatura a 40 gradi, che conferisce il senso di profondità e un aspetto inedito. Senza compromettere la facilità di installazione.

Perché nascondere il bello? Se lo sono chiesti Francesco Valentini e Lorenzo Ponzelli, che hanno deciso di trasformare per la prima volta un elemento invisibile e strutturale, il telaio di Eclisse, in bellezza e design.

Il nuovo telaio è stato sviluppato dalla ricerca di Eclisse. È in alluminio e conferisce alla porta una particolare strombatura, caratteristica che completa ed esalta la struttura. Il risultato è un aspetto unico, rigoroso e minimale. La cornice metallica del telaio si inclina a 40 gradi, creando un senso di profondità e un aspetto inedito e inconfondibile: proprio per questo è stato chiamato Eclisse 40.

Il tutto senza mai compromettere la consueta facilità d’installazione dei prodotti Eclisse. Valentini e Ponzelli, tra l’altro, sono gli stessi che hanno curato anche il design dell’esclusiva maniglia prodotta da Mandelli. «Ci siamo imbattuti in una grande azienda ma con dinamiche molto vicine a una piccola impresa familiare», raccontano ora i due progettisti.

 

Francesco Valentini e Lorenzo Ponzelli sono entrambi marchigiani.
Il primo è un architetto e designer, il secondo ha una spiccata vocazione commerciale e una chiara visione del mercato. Dal 2018 stringono una proficua collaborazione nel campo del design. «I primi contatti risalgono ad una decina di anni fa.

All’epoca Francesco aveva aperto il suo studio a Chiaravalle e con i suoi clienti si era avvicinato alla rivendita Gagliardini per le scelte delle finiture di interni. Fin da subito è nata una naturale intesa con Lorenzo. Nel tempo il rapporto di collaborazione si è stretto diventando un’amicizia al di fuori del lavoro», racconta Ponzelli. «La sinergia è avvenuta molto naturalmente. Di getto, senza calcoli, senza schemi e senza nessun ragionamento a tavolino. Semplicemente confrontandoci e chiacchierando sui progetti che Francesco aveva in essere e spaziando al di là del singolo lavoro sul design. Questo avvicinamento mentale tra di noi è avvenuto nel 2017, quando Francesco ha deciso di chiudere la sua vecchia attività per ripartire con nuovi sogni e idee». E come si è sviluppato il lavoro condiviso? «In realtà non è stato esattamente un mescolare le competenze. Tutto nasce da una condivisione e una consapevolezza delle proprie attitudini: la creatività da un lato e la visione del mercato dall’altro. Fondendo questi due approcci ne è nato un crogiuolo di idee. L’oggetto finalmente è contestualizzato e osservato a 360 gradi: inserito in un contesto che sarà poi il mercato, dove avrà un suo scopo, i suoi utilizzatori, coloro che lo vivranno e lo esploreranno quotidianamente».

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